Solo Pieroni sa dove sia finito Patrick Kalambay
di Salvatore Napolitano
Un dono non si rifiuta mai. Specialmente se è importante e se
vien fatto per giunta dal Milan o dall'Inter: ma il massimo è quando
arriva da entrambi. Regali a parte, la situazione è fin troppo
chiara: l'Ancona, appena retrocessa in B, ha ingaggiato una lotta contro
il tempo nel tentativo di salvarsi dal fallimento. A tal proposito, sarà
decisivo l'esito dell'assemblea del 21 giugno, il cui ordine del giorno
prevede un aumento di capitale da 20 milioni di euro: su chi lo sottoscriverà
fioccano le voci, ma l'incertezza regna sovrana.
Per meglio capire lo stato dei conti dell'Ancona (la totalità delle
azioni è in mano a una società estera: la Kruger Investiment
LLC ) è utile studiare l'ultimo bilancio ufficiale, ossia quello
approvato al 30 giugno 2003: scorrendolo, ci si imbatte in amene curiosità.
A prima vista, nulla di preoccupante: una perdita di soli 104.144 euro.
Sarebbe dunque bastato risparmiare appena un po' su telefonate, luce,
vitto, alloggio e trasporti e sulle spese di rappresentanza per chiudere
addirittura in utile. Ma è stato il risultato positivo della gestione
straordinaria a riequilibrare i conti: ben 6 milioni e 720mila euro. Non
male, considerando che il fatturato della gestione ordinaria è
ammontato a 9 milioni e 657mila euro: una società in cui gli avvenimenti
straordinari valgono il 69,59% di quelli ordinari non sprizza certo salute.
Perché tale gestione ha un peso così elevato? Quando si
parla di calcio, la parola magica è una sola: plusvalenza. Ma anche,
giusto per sottilizzare, sopravvenienza: ossia, il guadagno ottenuto dalla
vendita di un calciatore per il quale non era stato sostenuto alcun costo
di acquisto. Ebbene, nei conti 2002-2003 spiccano le sopravvenienze relative
alle cessioni di due ragazzi dell'84: Patrick Kalambay e Daniele Di Tora:
pari rispettivamente a 2 milioni e 117mila e a 2 milioni e 550mila euro.
Sta in ciò il gradito regalo di Milan e Inter. Normalmente, questo
tipo di operazioni a prezzi maggiorati prevede lo scambio: io do uno sconosciuto
a te, tu ne dai uno a me, e siamo contenti entrambi. In questo doppio
caso, no: l'Ancona ha ceduto Kalambay al Milan e Di Tora all'Inter, ma
in cambio non è arrivato nessuno. In altre parole, solo i marchigiani
hanno ottenuto un guadagno. E la convenienza dell'operazione per Milan
e Inter? Un mistero non spiegabile con i bilanci. In più, né
i rossoneri né i nerazzurri fremevano dalla voglia di annoverare
nelle rispettive rose i due calciatori: tanto che Kalambay è stato
spedito nella squadra primavera a farsi le ossa, mentre Di Tora, dopo
una stagione anonima, è tornato all'Ancona in prestito a fine agosto
2003.
In realtà, la storia di Kalambay è più complicata
e fa sorgere un altro interrogativo: preso nel luglio 2002, il Milan lo
ha subito diviso in comproprietà con i marchigiani, valutandola
un milione e 56.500 euro. A gennaio 2003, ha acquisito per intero i diritti
di utilizzazione delle sue prestazioni, dando all'Ancona, per quella metà,
350mila euro: la società rossonera ha riportato cioè un
provento pari a 708.500 euro. Così si legge nel bilancio del Milan.
Parallelamente, l'Ancona avrebbe dovuto contabilizzare un onere dello
stesso importo: ma, sorprendentemente, non ve n'è traccia nel suo
bilancio. Alla voce «oneri da compartecipazione ex-art. 102-bis
delle NOIF» il nome di Kalambay non è menzionato. E allora?
Potrebbe essere stato messo tra le minusvalenze? Non sarebbe corretto
dal punto di vista formale, ma sanerebbe la situazione da quello sostanziale.
Tuttavia, il mistero permane, perché nel conto economico è
iscritto solo il loro ammontare totale: ben 5 milioni e 231mila euro.
La chiarezza richiesta dal Codice civile resta un'utopia. Non dovrebbe
essere consentita la mancata specificazione di una somma talmente ragguardevole,
ma tant'è.
Rientra invece nel criticabile andazzo del mondo del calcio la plusvalenza
incrociata fittizia: lo scambio tra Giuseppe Consta e Marco Leonelli ha
coinvolto Ancona e Como. Sono due ragazzi della primavera. Per la società
del presidente Ermanno Pieroni, il beneficio è stato di 2 milioni
e 550mila euro. Anche in questo caso, un risultato niente male, in un
periodo di vacche magre. E' però esilarante la presenza nei conti
di Marco Storari: l'attuale portiere del Messina, cresciuto nel Perugia
di Gaucci, è riuscito a garantire nello stesso bilancio sia una
sopravvenienza attiva di un milione che una plusvalenza di due milioni.
Passiamo ora alle note veramente dolenti: basti pensare alla differenza
tra debiti e crediti, pari a circa 15 milioni e 600mila euro. Oppure ai
debiti verso l'Erario, pari a poco più di 10 milioni, o a quelli
verso gli enti previdenziali, pari a poco più di 3 milioni e 700mila
euro. Per quelli verso l'Enpals (3 milioni e 522mila euro), la società
ha ottenuto una rateizzazione in sessanta rate mensili: ma restano debiti.
Ultima considerazione: in base alle nuove norme di iscrizione al campionato,
varate dalla Figc in aprile, è stato introdotto un nuovo parametro.
Il rapporto tra il patrimonio netto e l'attivo patrimoniale deve essere
non inferiore a 0,10. Nel caso dell'Ancona, anche se il dato si riferisce
al 30 giugno dell'anno scorso, il risultato era inequivocabile e risultava
dagli spiccioli di patrimonio netto rimasti, appena 148.173 euro, e dai
30 milioni e 332.025 euro di attivo totale: 0,0049. Ossia, venti volte
meno di quanto richiesto.
Salvatore Napolitano
(Fonti:
www.ilmanifesto.it)
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